Secondo i giovani ricercatori, le soluzioni sviluppate per garantire l'adattamento di queste specie possono e devono servire da modello per ispirare le future misure di resilienza che le comunità umane costiere dovranno adottare. Il destino di queste aree, infatti, è strettamente legato alla capacità di affrontare fenomeni come l'innalzamento dei mari, il riscaldamento degli oceani e i conseguenti stravolgimenti degli habitat, come spiagge e grotte.
La Ricerca in Prima Linea
Il team di ricerca, composto da scienziati italiani, greci e ciprioti, sta lavorando intensamente per raccogliere dati essenziali:
Identificazione dei Siti di Riproduzione: Monitorano attentamente le spiagge (a piedi o con droni) e le grotte (utilizzando foto/video trappole) per individuare i luoghi di nidificazione.
Indici di Rischio Climatico: Stanno elaborando un indice di rischio legato all'innalzamento del livello del mare, profilando le spiagge e le grotte con videomappature e droni.
Rischio di Femminizzazione: Vengono analizzati i periodi di incubazione e condotte analisi sui neonati di tartaruga per prevedere e prevenire l'"effetto femminilizzante" causato dall'aumento delle temperature della sabbia.
Tracciamento e Mappatura: Vengono utilizzati trasmettitori satellitari sulle tartarughe e campioni di eDNA (DNA ambientale) per mappare le aree marine vitali per le foche monache.
Cruciale per il successo del progetto è l'approccio di citizen science, che mobilita centinaia di volontari, subacquei e diportisti. Il coinvolgimento attivo delle comunità locali e delle istituzioni è considerato un elemento chiave per il raggiungimento degli obiettivi di conservazione.
Voci dalla Conservazione
Paolo Casale, Professore di Zoologia all'Università di Pisa e Coordinatore scientifico del progetto, ha sottolineato: «Il progetto LIFE ADAPTS dimostra l'importanza della scienza per indirizzare le priorità di intervento. Riconoscendo che i cambiamenti climatici sono inevitabili, l'obiettivo è identificare nel Mediterraneo le aree che potranno agire da rifugi chiave per la sopravvivenza a lungo termine di queste popolazioni».
Laura Pintore, ricercatrice WWF Italia, ha ribadito l'impegno nel trovare «modalità per favorire la risposta alla crisi climatica per queste specie simbolo».
Dai messaggi raccolti sul campo, emerge un forte legame tra conservazione animale e benessere umano:
Dalla Sicilia, Oleana Prato (WWF Italia) ha celebrato un record di 270 nidi censiti, affermando: «le soluzioni ai cambiamenti climatici servono a loro, ma servono anche a noi!».
Dalla Basilicata, Giovanni Galluzzo (Centro Recupero Tartarughe WWF) ha evidenziato il valore della sensibilizzazione dei cittadini: «ognuno di noi può fare molto per proteggere questa specie».
Dalla Sardegna, Sofia Bonicalza (Gruppo Foca Monaca) ha concluso che «la conservazione della natura e le comunità umane sono strettamente connesse. Le risposte per gli animali possono essere buone anche per noi!».
Impatti del Clima sul Mediterraneo
Le minacce climatiche sui siti riproduttivi sono concrete:
L’innalzamento del livello del mare rischia di cancellare o ridurre le spiagge di deposizione delle tartarughe e di rendere inagibili le grotte per l'allevamento dei cuccioli di foca, con conseguente declino della popolazione.
L'aumento della temperatura in mare può alterare la disponibilità di cibo e favorire l'espansione di specie aliene.
Coordinato dall'Università di Pisa, il progetto vede la collaborazione di sette partner internazionali, tra cui WWF, Gruppo Foca Monaca, e istituzioni di ricerca in Grecia e Cipro. L'obiettivo è agire tempestivamente con misure adattative per proteggere con maggiore efficacia queste specie iconiche del Mediterraneo.
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